Troppo cerebrale per capire che si può star bene senza calpestare il cuore

L’eterno dilemma tra cuore e ragione trova terreno fertile in chi ha passato la propria vita a compiacere o contrastare gli altri.
La mia infanzia è stata un eterno tentativo di essere la migliore, sempre, in ogni campo.
Perchè sentissi di dover conquistare l’amore dei miei genitori, l’unico amore che dovrebbe essere gratuito e libero, Dio solo lo sa (e pure io, a dire il vero…)
Lo scontro adolescenziale con la realtà (nessuno può essere il numero uno in eterno) mi ha portata invece a mettermi sempre contro tutto e tutti, e se da un lato questo mi ha permesso di aprirmi mentalmente – la mia famiglia di origine aveva una visione del mondo piuttosto chiusa – dall’altro mi sono completamente persa nel gioco al massacro del dare il peggio di me.
Il cuore ha subito botte, colpi, pugni.
L’ho reso cieco bendandolo, muto riempiendogli la bocca di cibo, sordo urlando il mio dolore senza far mai entrare l’amore di chi avevo accanto.
Il cervello, dalla sua, ha sempre avuto la consapevolezza di ciò che stavo combinando al suo eterno amico/nemico e si è talvolta goduto lo spettacolo, talaltra mi ha rimproverata, perchè ho messo un tale blocco comunicativo tra ragione ed emozione da far perdere lucidità anche a “lui” e ai suoi tentativi di ragionare, e di conseguenza, capire
Come una bandiera al vento, sono stata percossa dal desiderio degli altri, e uso un termine così forte per esplicitare meglio quanto fossi inerme.
Bastava che qualcuno mi dicesse che gli piacevo, ed immediatamente ero sua.
Se mi si criticava, mi perdevo nel pensiero martellante di essere completamente sbagliata.
E io? E Francesca?
Francesca aveva una gran fretta di fare, crescere, capire, volare, guardare. E si scontrava continuamente con la necessità di rallentare e guardarsi dentro.
Questa difficoltà mi ha portata l’anno scorso a chiudermi talmente in me stessa da ritrovarmi in una ricaduta depressiva molto sconfortante da cui sono uscita solo a giugno
Ora non sono più disposta a farmi schiacciare dalle mie paure, devo guardarle in faccia, una ad una.
E la prima, la più pressante è la paura dei miei desideri, e della felicità che segue alla la soddisfazione di esaudirli.
Troppi anni passati a rimuginare e a soffrire rendono i momenti sereni qualcosa di spaventoso, si teme che finiscano improvvisamente, e più ancora di non meritarli
Adesso sono in una fase in cui mi ritengo assolutamente meritevole, ma sto ancora cercando di capire cosa desidero IO, cosa voglio IO, senza farmi inquinare dalle aspettative altrui

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